L’Opus di Pin-occhio

L’Opus di Pin-occhio 



“Ti perdonerò per questa volta, ma ricordati: se del perdono non sarai degno, per tutta la vita sarai di legno. “

Fata turchina a Pinocchio

Con grande audacia e conoscenza, Collodi  raccontava un mito fondamentale, antichissimo e sempre nuovo: l’Incarnazione ovvero la discesa di un essere meraviglioso nel nostro mondo, e la sua trasformazione in "un ragazzino come tutti gli altri". Spiegava come e perché questo prodigio può avvenire in ciascuno di noi, quali alleati ha, quali enormi ostacoli incontra, e come li si supera. 
Del resto, Carlo Collodi, all'anagrafe Carlo Lorenzini, ricordiamolo dal 1837 fino al 1842 entrò in seminario a Colle di Val d'Elsa, per diventare prete e  ricevere un'istruzione e fra il 1842 e il 1844, seguì lezioni di retorica e filosofia a Firenze, presso un'altra scuola religiosa.

La dottrina cattolica dell'Incarnazione puó essere  così sintetizzata: 

“Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo."

E anche Pinocchio nel suo percorso ascendente di iniziazione e incarnazione torna più volte alla Grande Madre  rappresentata dalla Fata Turchina.

 “Destati, oh legno inanimato! Perché la vita io t'ho donato! “

Fata turchina

La Fata incarna il luogo simbolico senza memoria in cui l'uomo è veramente se stesso, luogo vergine  a cui tornare e in cui esiste il fondamento di ogni conoscienza, prima che qualsiasi insegnamento venga inculcato.

Pinocchio, occhi del Pino.

Chiudiamo gli occhi e balziamo in Egitto. 
Ecco, davanti a noi, l’occhio di Ra.
La leggenda narra che a Horus fu strappato in combattimento l'occhio sinistro dal Dio del male e che Thot riuscì a riprendere l'occhio al Dio del male e rimetterlo nella sua orbita. Ora questa leggenda narra in realtà di un persorso inziatico. Vediamo che il Suo Occhio destro, il sano, l’Occhio divino, resta suo, mentre l'altro, quello sinistro 'imperfetto, è destinato all'uomo, sinistro come inconscio, ignoto, oscuro. Occhio che, nella leggenda, Horus perde nello scontro con Seth, il Dio del male, che vive ed opera sulla terra, avendo usurpato il potere al suo legittimo Re Osiride, ucciso e tagliato in 14 pezzi. Occhio Sinistro, che Horus, nel corso del suo passaggio terreno, deve assolutamente trovare e reimpiantare nel bulbo oculare vuoto. Infatti nel Libro dei Morti, cap.LXVI si legge: “ Io sono Horus, il figlio primogenito di Osiride, che dimora nel mio occhio destro. Giungo dal cielo e rimetto Maat ( la Dea della verità e della giustizia) nell’occhio di Ra (il Dio Sole)”,che, per gli egiziani, è appunto "il sinistro". 
La riconquista della vista dell’occhio sinistro può avvenire quindi solo se l’uomo o la donna, nel loro cammino terreno, hanno praticato tutte le prescrizioni del percorso inziatico teso alla conquista della Vera Vista: quello che noi chiamiamo terzo occhio. Simbolicamente quindi l'uomo deve riappropriarsi della vista ’iniziando a compiere “il miracolo” di riuscire nuovamente a vedere durante l’esistenza terrena con “ambedue gli occhi” il mondo terreno e quello celeste, in modo da superare brillantemente e senza difficoltà la prova della “pesatura del cuore” e spiccare il volo  nuovamente verso il cielo”.

E Geppetto? 

E Geppetto pare tornare al suo bambino interiore attraverso gli occhi del suo neonato burattino. Geppetto ha un "nuovo paio di occhi" e li fabbrica assieme al burattino per compiere quel processo che da solo non potrebbe portare a termine. 

 "Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno: ma un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino: che ve ne pare?"

Igor Sìbaldi, noto conferenziere, saccente e forse un po’ irriverente, proprio per questo, ai miei occhi interessante e stimolante nella misura in cui apre al dubbio.
Egli afferma che ci siano delle analogie tra la storia di Pinocchio e quella di Gesù.
Sibaldi parla della storia di Pinocchio come del racconto di una iniziazione. (il padre di Gesù si chiama Giuseppe, il padre di Pinocchio G-ius-EPPETTO; fanno entrambi i falegnami; Pinocchio era un pezzo di legno, Gesù muore su un pezzo di legno...).
Collodi, peró,  ribalta un punto di vista che noi, occidentali di cultura cristiana, abbiamo incancrenito nelle nostre vite: un Gesù allegro e, forse, felice.

Pinocchio muore come legno e rinasce come Essere Umano.
Lì comincia la sua vita, guarda quel pezzo di legno e dice: “Che buffo”! Dal fuori al dentro, dal dentro al fuori.

Pinocchio rinasce come ragazzino per vivere la pienezza della sua vita in questa “vita terrena.”

E non posso fare a meno di citare Hillman nel suo Codice dell’Anima, nel capitolo, che più amo, o forse, sto dicendo una bugia e non vorrei che il mio naso seguisse il nostro caro Pinocchio, ogni pagina di quel testo, per me fu ed è una iniziazione, ma torniamo a James Hillman, il quale afferma che crescere non è ascendere, bensì discendere. 
Solo in questo modo recuperiamo il senso della vita e possiamo dare un senso alle cose che ci accadono. 
Il Buddha ha lasciato il suo palazzo dorato perché la sua anima era richiamata dai vecchi, poveri e i malati e, discendendo, ha reso significante la propria vita, lo stesso vale per San Francesco, ma nella semplicità, basta pensare ad un neonato, la cui nascita è una discesa nella materia, infatti è come se si tuffasse: esce prima la testa (l’alto) e poi per ultimi i piedi (il basso). E il compito del bambino è abituarsi a vivere in questo mondo, una volta che l’ultimo legame diretto col Cielo (la fontanella nel cranio) si è sigillata.
E così vale anche per lo Zodiaco, che inizia con l’Ariete, la testa, e termina con i Pesci, ovvero il Maiale nell’oroscopo cinese, che simbolicamente corrispondono i piedi, citando nuovamente Hillman, nel testo Presenze Animali, il maiale è la terra, puro istinto, essere primordiale.
Tornando al concetto di iniziazione, come discesa, l’ Albero della Vita della Qabbaláh, la mistica ebraica, è rappresentato da dieci Sephirot, è un albero capovolto, le cui radici sono in cielo (Keter, la corona) e i rami col fogliame cresce verso il basso (Malkut, il regno).
Concludo con questa frase estratta dallo Zohar: “Allora l’anima, vedendo che non poteva disubbidire, suo malgrado scendeva in questo mondo.” 
Zohar, il Libro dello Splendore

V.M

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