Buona ri-nascita


 La celebrazione del Capodanno ha origini pagane. Gli antichi popoli seguono il calendario gregoriano, che chiude l'anno nell'ultima notte di dicembre e fa coincidere l'inizio del nuovo con il primo gennaio del nuovo anno.

Non sempre è stato così. Giulio Cesare nel 46 a.C. fissò, con il suo Calendario Giuliano, l'inizio del nuovo anno al primo di gennaio, mentre fino a quel momento si era festeggiato il primo di marzo. La festa ha comunque origini pagane: era una ricorrenza celebrativa del dio Giano al quale è intitolato anche il mese di gennaio.
Giano, meglio conosciuto come Giano Bifronte (dal doppio volto), il solo a possedere il privilegio di poter guardare al passato e al futuro. Marco Valerio Messalla Rufo scrive:
“ Giano è colui che plasma e governa ogni cosa e unì, circondandole con il cielo, l'essenza dell'acqua e della terra, pesante e tendente a scendere in basso, e quella del fuoco e dell'aria, leggera e tendente a sfuggire verso l'alto, e che fu l'immane forza del cielo a tenere legate le due forze contrastanti” (Macrobio,Saturnalia, I, 9, 14).
Giano presiede a tutti gli inizi, i passaggi e le soglie, materiali e immateriali, come le porte, i viottoli coperti e quelli sovrastati da un arco, ma anche l'inizio della vita umana, del tempo storico, di quello mitico, del mondo e dell'umanità.
Giano guardava in una direzione e in quella opposta, conosceva futuro e passato, tempi - non tempi in quanto immagini.
L’antico Giano viene anche definito “Janus pater” proprio a significare che è colui che ha creato il mondo ed è, in qualche modo, vicino alla concezione di un Dio assoluto che contiene in sé tutti i contrari.
“ Rivolgete preghiere a Consivio (Giano). Spalanca tutte le porte, ormaiegli ci ascolta benevolo. Tu sei il buon Creatore, di gran lunga migliore degli altri re divini”
M.Terenzio Varrone
Concludo con le parole di C.Widmann:
“ Le celebrazioni relative a questo periodo si collocano entro lo scenario archetipico di questo Tempo Sacro, che è mitico e primordiale, che è ontologico e sempre uguale a se stesso, che non muta e non si esaurisce, che si ripresenta ciclicamente e che ritualizza la cosmogonia. Esso si inserisce in una concezione del tempo che, in un luogo della sequenza lineare passato-presente-futuro, immagina un circolare susseguirsi di stagioni, di ritmi, di cicli che si avvicendano all’infinito. Il tempo circolare è un tempo uroborico (…). All’interno di questo ciclo esistono singolarità temporali dove la fine coincide con l’inizio, dove il tempo riacquista la sua dimensione mitica. Si tratta di momenti dal sapore emotivo forte, di cui si percepisce la paradossale a-temporaleità, in cui si vive una sorta di sospensione del tempo, in cui si coglie un sotterraneo fermento creativo, in cui si intravedono opportunità uniche.”
(C. Widmann, La simbologia del presepe, 2014)

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