Nella luce il buio
Nella luce il buio
La tua luce brillerà nelle tenebre”
Isaia 58
Per poter gustare l’amore che l’anima si prepara a ricevere tramite l’unione con Dio bisogna che ella si annulli e si purifichi dalle sue affezioni.
Più la luce divina da cui l’anima è investita è pura e semplice, più la ottenebra, la svuota e la libera dalle sollecitudini per le cose del cielo e della terra. Essa non solo immerge l’anima nell’oscurità, ma la spoglia anche delle sue facoltà e dei suoi appetiti materiali e spirituali. Allo steso tempo la illumina e la purifica di sublime luce spirituale tramite il buio e lo svuotamento. Tutto ciò comunque si verifica sempre all’insaputa della stessa anima, che continua a credersi all’oscuro. All’inizio patisce per la presenza contrastante e contemporanea di due opposte influenze: lo splendore divino e la bruttura umana. L’anima non patisce soltanto il vuoto e la sospensione dei sostegni e delle percezioni naturali, ma resta come sospesa nell’aria con l’impressione di non poter più respirare.
Per liberarsi e mondarsi dalla ruggine e dalle scorie delle affezioni che l’hanno intaccata fin nel suo intimo, l’anima deve annientarsi e struggersi nella stessa misura in cui precedentemente si è incallita in quelle abitudini funeste. Invero Dio la umilia a tal punto solo per poterla poi innalzare. Se Egli non tenesse a freno i sentimenti che in tali circostanze insorgono nell’anima, ella ne morirebbe in pochi giorni, quindi intervalla le umiliazioni con istanti in cui le fa recuperare la sua intima vitalità. A volte ella invece avverte così acutamente la sua miseria che le sembra che le si spalanchino davanti le porte dell’inferno.
Notte Oscura, Giovanni della Croce
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