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“O mia compagna, o mia sorella, Ismene,
sai tu quale dei mali che provengono
da Edipo, Giove sopra noi non compia,
mentre siamo ancor vive? Oh!, nulla v’Γ¨
di doloroso, di funesto e turpe,
di vergognoso, che fra i mali tuoi,
fra i mali miei visto non abbia. E adesso,
qual bando Γ¨ questo, che il signore, dicono,
fece or ora gridar nella cittΓ ?
Lo sai? Lo udisti? O ignori tu che offese,
come a nemici, sugli amici incombono?
(...)Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore”.
Sofocle, Antigone; trad. di Massimo Cacciari
Ismene, sorella anzi “ La consanguinea” cosΓ¬ amava chiamarla Antigone stessa, unico legame familiare a lei affine in quanto accomunate dalla triste realtΓ  di appartenere alla stirpe di Edipo. Ismene Γ¨ diversa da Antigone, non ha la sua tempra, Γ¨ avvolta da un manto di paura e con lo sguardo basso pone ad Antigone una serie di domande non promettendo il suo aiuto come la sorella sperava. Antigone, al contrario, non cede al potere maschile, lei non Γ¨ come le altre donne greche, non vuole sottomettersi ai voleri dell’uomo e non lo farΓ , pure sapendo che morte la attende.
Ismene, con flebile voce, le ricorda che “le donne non sono capaci di tenere testa agli uomini “ , che devono essere “governate dai piΓΉ forti” e che dunque Γ¨ “loro dovere obbedire a questi ordini e ad altri ancora piΓΉ ingrati” .
Ismene Γ¨, quindi, consapevolmente sofferente per l’ingiustizia che la sua amata sorella sta subendo, ma Γ¨ priva di coraggio per reagire.
Suscita pertanto lo sdegno di Antigone che l’accusa di cercare pretesti e la definisce “odiosa”. Ismene conclude il colloquio con la sorella, definendo per due volte “impossibile” quanto la sorella ha in mente di compiere.
Dopo il confronto con Antigone, Ismene viene condotta al cospetto di Creonte e allora sembra avere un sussulto di orgoglio, assumendosi la propria parte di responsabilitΓ . Quando infine Antigone viene condannata e portata via, Ismene nella sua paviditΓ  puΓ² solo constatare: “che vita mi resta, sola, senza di lei?”
In queste parole sorde il freddo della solitudine si tocca con mano, solitudine che la accompagnerΓ  per tutta la vita, senza nessun legame di sangue superstite e con il presunto disonore.
Nel testo teatrale ‘Ismene’ analizza, nel suo dialogo interiore fra i diversi immaginari presenti, le dinamiche interne della donna oggetto di violenza, essa riesce a giustificare l’ingiustificabile, dando un senso ad ogni scelta proveniente da chi ritiene essere “superiore”; ma tutto ciΓ² che sembra un percorso senza via di uscita diventa una via crucis per una rinascita.
Ismene Γ¨ un personaggio minore nella drammaturgia greca, le sue parole, le sue paure rispecchiano la societΓ  ed, al contempo, esaltano le gesta eroiche di sua sorella Antigone.
Donna sola Γ¨ spaventata, ferita nell’Io ma altrettanto ferita Γ¨ la funzione dell’Eros.
Marie-Louise von Franz, tra i suoi saggi alla scoperta della natura femminile, analizza la fiaba della “Fanciulla senza mani”
raccontando di donne mutilate nei propri arti esterni e, quindi, interni. La fanciulla Γ¨ mutilata nella mani, poichΓ© il padre l’ha venduta al diavolo. Allontanandoci dal piano letterale, Γ¨ possibile affermare che in parte vi Γ¨ una inflazione dell’ Animus che la conduce a razionalizzazioni e intellettualismi, sostituendo un atteggiamento psichico spontaneo con uno artificiale, dall’altro che la donna Γ¨ stata privata della sua capacitΓ  di fare in modo autonomo, quindi usare la propria aggressivitΓ  (dal latino ad-gradior che letteralmente significa andare verso, intraprendere, cominciare) ossia utilizzare le mani in modo utile e costruttivo, creativo e generativo. Ma un cambio di direzione c’Γ¨, e si ottiene nel momento della piΓΉ profonda tristezza e solitudine, scendendo nel mondo infero, poichΓ© non si sfugge al proprio destino, suggerisce l’autrice, bisogna accettare tutta la sofferenza in un atto trasformativo, per poter scorgere la luce.
Bibliografia:
Sofocle, Antigone, trad. di Massimo Cacciari, Einaudi.
J. Hillman, Il sogno e il mondo infero, Adelphi.
M. L. von Franz, L’Animus e L’Anima nelle fiabe, Edizioni Magi.
M. L. von Franz, Le fiabe interpretate, Bollati Boringhieri.
M. L. von Franz, Il femminile nella fiaba, Bollati Boringhieri.

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