“𝕃’π•’π•žπ• π•£π•– 𝕖̀ 𝕗𝕠𝕣π•₯𝕖 π•”π• π•žπ•– 𝕝𝕒 π•žπ• π•£π•₯𝕖”



β„‚π•’π•Ÿπ•₯π•šπ•”π•  π••π•–π•š π•”π•’π•Ÿπ•₯π•šπ•”π•š (𝟠:𝟞)
Come interpretiamo questo verso?
Come immagine di coniunctio.
I rabbini lo interpretavano come riferentesi al matrimonio tra Yahweh ed Israele; i padri della chiesa lo interpretavano come il matrimonio tra Cristo e la chiesa; alcuni alchimisti erano soliti vederlo come rappresentazione dell’opus alchemico (come nell’Aurora Consurgens); ed infine, per i cabalisti ebrei era l’unione tra Yahaweh e la sua essenza femminile esiliata, lo Shekinah.
“L’amore forte come la morte” Γ¨ un’allusione al fatto che lo coniunctio Γ¨ al di fuori del tempo.
Tempo anche esso immagine tra le immagini.
Altra immagine della coniunctio nelle Sacre Scritture Γ¨ costituita dalle nozze dell’Agnello dell’Apocalisse:
“Son giunte le nozze dell’Agnello, e la sua sposa s’Γ¨ preparata” (19:7);
“E vidi la santa cittΓ , la nuova Gerusalemme, scender giΓΉ dal cielo d’appresso a Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal trono che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli Uomini; ed Egli abiterΓ  con loro, ed essi saranno suoi popolo, e Dio stesso sarΓ  con loro e sarΓ  loro Dio. (21:2-3).
Gerusalemme Γ¨ la sposa di Dio (l’Agnello). Il Cielo e la terra, separati all’inizio della creazione, stanno per ricongiungersi, facendo guarire la scissione della psiche e riconnettendo l’Io ed il SΓ© (Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini) . La cittΓ  come immagine della totalitΓ  fa tornare in mente che la cittΓ  Γ¨ anche il vaso all’interno del quale avvengono le trasformazioni collettive dell’umanitΓ . Il processo di civilizzazione avviene nella cittΓ  (civitas).
Il matrimonio tra cielo e terra, rappresentati come Tifereth e Malchuth, appare anche nella Kabbala. Si narra, infatti, che Rabbi Simon ben Jochai, il presunto autore dello Zohar, abbia descritto la sacra coniunctio in punto di morte con queste parole: “Quando (...) la madre Γ¨ separata e congiunta con il Re, faccia a faccia nell’eccellenza del Sabbath, tutte le cose divengono un solo corpo. Ed allora il Sacro Uno -Egli sia benedetto! SiederΓ  sul Suo trono e tutte le cose saranno chiamate con il Nome Completo, il Nome Sacro. Benedetto sia il Suo Nome per sempre e nei secoli dei secoli (...). Quando questa Madre Γ¨ congiunta al Re, tutti i mondi ricevono la benedizione e l’universo gioisce. (Mathers, trad. The Kabbalah Unveiled, p.337).
Questa Γ¨ una bella immagine dell’Unus Mundus il cui unico equivalente dei tempi moderni Γ¨ la coniunctio di Jung.
In Ricordi, sogni, riflessioni Jung descrive la sua esperienza di coniunctio durante la convalescenza da una malattia che lo aveva colpito nel 1944:
“Ogni cosa intorno a me sembrava incantata. A quell’ora della notte l’infermiera mi portava del cibo che aveva riscaldato, poichΓ© solo allora potevo prendere qualcosa e mangiare con appetito. Per un po’ mi parve che fosse una vecchia ebrea, piΓΉ vecchia di quel che non fosse realmente e che mi stesse preparando dei piatti rituali, kasher. Quando la guardavo sembrava che la sua testa fosse circonfusa da un alone azzurro. Io stesso, cosΓ¬ mi pareva, ero nel Pards rimmonim, il giardino dei melograni e avevano luogo le bozze di Tifereth e Malchuth. Oppure ero con Rabbi Simon ben Jochai, del quale si stavano celebrando le nozze nella vita ultraterrena. Non so dirvi quanto fosse meraviglioso. Potevo solo continuare a pensare:”Ecco, ora il giardino dei melograni! Ecco le nozze di Malchuth e Tifereth! Non so esattamente che parte avessi. Alla fine ero io stesso: io ero lo sposalizio! E la mia beatitudine era quella di un matrimonio benedetto” . (p.349-359)
L’Unus Mundus oggi ci chiama, piΓΉ che mai, un grido non solo rivolto al singolo, ma collettivamente invita a guardarci dentro, nella notte oscura, per poi poter incontrare la luce.

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